Il Conflitto Femoro-Acetabolare nel Calcio
CHE COSA è IL CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE E QUANTO è COMUNE NEL CALCIO?
Il conflitto femoro-acetabolare (FAI – FemoroAcetabular Impingement) è una patologia a carico dell’articolazione dell’anca molto comune tra i giovani giocatori di calcio che può portare ad una progressiva lesione della cartilagine dell’articolazione stessa: si stima che sia presente in circa il 72% dei giocatori di sesso maschile ed il 50% dei giocatori di sesso femminile, ma che sia sintomatico solo in una percentuale molto minore. Quando sintomatico, è una delle principali cause di pubalgia e dolore all’inguine.
COSA DEVE CONOSCERE IL CALCIATORE DELLA PROPRIA ARTICOLAZIONE DELL’ANCA?
L’anca è l’articolazione che collega l’arto inferiore al bacino, ed è costituita da due facce articolari:
1) Testa del femore: l’estremità prossimale del femore a forma semi-sferica
2) Acetabolo del bacino: cavità ossea circondata da un labbro cartilagineo, che serve ad accogliere la testa del femore
L’articolazione dell’anca permette di fare movimenti di flessione-estensione, abduzione-adduzione ed intrarotazione-extrarotazione al femore, contribuendo in maniera importante all’equilibrio su una sola gamba del calciatore. Il conflitto femoro-acetabolare viene considerata come una patologia intra-articolare dell’anca, e ne esistono tre tipi diversi:
- Tipo CAM: la testa sferica del femore presenta una deformità, per cui non si muove liberamente all’interno dell’acetabolo
- Tipo a tenaglia: l’acetabolo è più profondo o retroverso rispetto la testa del femore
- Tipo misto: il più comune dei tre, in cui le anomalie coinvolgono sia femore che acetabolo
MI SONO RESO CONTO CHE MI TIRA L’ANCA VICINO L’INGUINE ANTERIORMENTE MENTRE MI ALLENO: PUò ESSERE UN SINTOMO DEL CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE?
Il calciatore con conflitto femoro-acetabolare sintomatico solitamente lamenta un dolore profondo anteriore a livello dell’inguine che peggiora durante gli allenamenti, dove flessione profonda e rotazione interna massima sono i movimenti più implicati, a causa dei micromovimenti lesivi come cambi di direzione e scatti tipici del calcio.
Qualche volta però, il dolore può manifestarsi anche con sintomi laterali intorno al grande trocantere: inoltre, il calciatore lamenta rigidità articolare e difficoltà nello stiramento dell’articolazione.
QUALI SONO LE CAUSE CHE POSSONO PORTARE IL CALCIATORE A SOFFRIRE DI CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE?
L’insorgenza è solitamente insidiosa a causa delle forze di taglio e di rotazione richieste nel calcio e dell’incremento eccessivo del livello di allenamento: i ripetuti attriti tra femore ed acetabolo nel breve periodo possono causare sinovite e dolore associato, mentre nel lungo periodo possono portare ad un danno progressivo della superficie articolare fino alla rottura del labbro cartilagineo acetabolare, predisponendo allo sviluppo di osteoartrite ed altri problemi all’anca in età avanzata.
HO DOLORE ALL’ANCA VICINO L’INGUINE ANTERIORMENTE DURANTE I CAMBI DI DIREZIONE: COME SI EFFETTUA UNA DIAGNOSI DI CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE?
L’esame diagnostico più indicato è la radiografia, che permette al calciatore di avere un’immagine ben definita dell’aspetto esterno dell’articolazione dell’anca; la risonanza magnetica è molto utile quando c’è bisogno di valutare, invece, le strutture all’interno dell’articolazione dell’anca stessa, mentre l’ecografia viene utilizzata generalmente per guidare le infiltrazioni intra-articolari. Durante l’esame funzionale, viene valutata la presenza di dolore:
- Durante la camminata
- Durante saltelli sul posto
- Durante la palpazione della zona inguinale, del pube e delle strutture antero-laterali dell’anca
- Durante i movimenti forzati dell’articolazione di massima flessione di anca, rotazione interna, rotazione esterna ed adduzione mantenendo anca e ginocchio flessi a 90°
- Durante il movimento estremo dell’articolazione in adduzione, flessione e rotazione interna massimi contemporaneamente
- Durante il Faber/Patrick’s Test, ovvero forzando il movimento di adduzione mentre si mantiene l’anca in flessione e rotazione esterna ed il piede appoggiato sul ginocchio opposto
MI è STATO DIAGNOSTICATO IL CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE PER IL MIO DOLORE ALL’INGUINE: COSA DEVO FARE PER TORNARE A GIOCARE A CALCIO IN TEMPI BREVI?
Il trattamento conservativo è quello che garantisce i migliori risultati terapeutici nella maggior parte dei casi. La fisioterapia dovrebbe essere presa in considerazione come primo approccio assoluto per migliorare forza muscolare, ampiezze articolari, propriocezione, equilibrio e coordinazione, ridurre i carichi e le alterazioni nel posizionamento di bacino e colonna lombare che possono influire sul conflitto dell’anca. L’obiettivo del fisioterapista è quello di restituire il calciatore infortunato agli allenamenti con il minimo rischio di ricaduta, sia che debba seguire un percorso riabilitativo conservativo, sia che debba intraprendere un percorso riabilitativo post-operatorio. Il trattamento riabilitativo può essere suddiviso in quattro fasi:
1) Durante la prima fase, bisogna favorire la completa guarigione dei tessuti biologici, attraverso uno stimolo riparativo in caso sia presenta una lesione della cartilagine, attraverso l’applicazione di terapie fisiche finalizzate al drenaggio del versamento e della infiammazione, e la risoluzione del dolore durante i movimenti semplici e durante la camminata.
2) Durante la seconda fase, si deve raggiungere una forza ed una mobilità articolare quasi completa e simmetrica, che possano garantire al calciatore una camminata simmetrica e la possibilità di eseguire esercizi più complessi in totale sicurezza.
3) Durante la terza fase, avviene il ritorno in campo, basato su una progressione del carico di allenamento, sullo sviluppo della forma fisica e della resistenza di base all’inizio, e sull’introduzione di esercizi inizialmente solo senza contatto, come prove di velocità, di potenza e agilità come dribbling.
4) Durante la quarta ed ultima fase, avviene il completo ritorno in campo, e nel programma di allenamento vengono inseriti esercizi specifici che prevedano l’esposizione progressiva del calciatore al contatto fisico con gli avversari per riabituarlo alla competizione vera e propria, inizialmente con esercitazioni difesa contro attacco, fino ad esercitazioni 1 contro 1.
Essendo il conflitto femoro-acetabolare una patologia tipica dei periodi di rapida crescita, la strategia preventiva più efficace si basa sulla corretta gestione dei volumi di allenamento e sullo sviluppo isometrico dei muscoli adduttori. Tuttavia, la gestione conservativa si è rivelata spesso inefficace e non risolutiva della patologia meccanica, per cui se il giocatore non risponde positivamente entro tre-sei mesi alla riabilitazione si valuterà l’operazione chirurgica.
IL DOLORE ALL’INGUINE DA CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE NON MI PASSA: IN COSA CONSISTE LA CHIRURGIA?
La chirurgia si basa su un approccio mini invasivo, in cui la decompressione artroscopica è l’intervento più efficace ed utilizzato laddove l’intervento conservativo con la fisioterapia non ha funzionato; questo trattamento prevede l’eliminazione delle deformità ossee che causano il conflitto, e, quando necessario, la liberazione dei conflitti all’interno dell’anca, provando a trattare anche eventuali lesioni associate al labbro cartilagineo.
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